C’é un metodo bomba per far crescere l’impresa, il fatturato e la percezione del brand.
Si chiama Co-Branding, ed è un rapporto di partnership con un’altra azienda per fornire un prodotto/servizio in congiunta.
Ogni volta che vedi un personaggio famoso che pubblicizza un prodotto, è co-branding.
Ci sono infinite metodologie e strategie per far crescere il proprio business. Ma il co-branding è tra le più intelligenti perché con poco sforzo si può ottenere un enorme risultato.
Molto spesso accade il fattore virale. Cioè quel fuoco che esplode e fa il giro del mondo.
Basta ricordare la RedBull con Baumgardner e il loro progetto Stratos dove si è creato un vero e proprio evento mondiale, seguito sui social in diretta streaming.
Per creare il tuo brand, ogni tanto devi appunto condividere il tuo brand.
Ogni impresa ha una propria cultura interna. E’ una serie di valori e principi che sono fondamentali per la sopravvivenza della stessa. Sempre se sono valori e principi salutari e non nocivi, o al peggio autodistruttivi.
Per questo quando scegli un partner per fare co-branding poni molta attenzione affinché la sua cultura sia in qualche modo affine alla tua.
Per esempio immagina se la Disney dovesse scegliere come partner per una campagna di marketing Gazprom (azienda russa produttrice di gas naturale).
Ovviamente non c’è proprio affinità.
Per creare una cultura d’impresa solita e che duri nel tempo servono dei requisiti.
Immagina quei ambienti aziendali litigiosi ma poi quando arriva Natale sono tutti amici. Non è orribile?
Oppure quei manager che promuovono il dialogo come valore aziendale ma sono i primi a fare sempre monologhi e non accettare contraddittori.
Insomma… se tutta l’organizzazione non è allineata con l’autenticità, non ci può essere cultura d’impresa sana.
Hai presente la Foxconn? E’ una fabbrica in Cina che produce oggetti di elettronica compreso l’iPhone.
E’ famosa per due motivi, uno perché è la fabbrica più grande del mondo. L’altro per via dell’alto numero di suicidi tra gli operai.
Li sei solo un numero. Non conti assolutamente niente. La tua voce non ha valore. Devi vestire, parlare, ascoltare e obbedire come tutti gli altri.
Come pensi che sia la sua cultura aziendale?
Conosci Elon Musk? Il miliardario della Tesla, SpaceX, SolarCity etc.
Le sue aziende sono considerate tra le più innovative al mondo. Ha un team super motivato.
Una cultura aziendale magica.
Come diavolo ci è riuscito?
Beh… ha una visione e continua a ripeterla quotidianamente a tutto il mondo.
Racconta quotidianamente ai giornali e televisioni che cosa faranno fra 10, 20 o 30 anni.
Domani andremo su Marte, creeremo una colonia e porteremo 1 milione di persone entro il 2030.
Wow…
Creeremo una macchina elettrica, completamente autonoma, sicura, sportiva e veramente economica…
Wow…
Se la Coca-Cola facesse co-branding con la Pepsi non avrebbe molto senso. I clienti sarebbero solo confusi dalla scelta.
Almeno che non si crei una specie di alleanza per la coscienza popolare.
Se ad esempio ci fossero delle forze in campo che vorrebbero bandire le bibite gassate dalle tavole perché in qualche maniera nocive, le aziende produttrici potrebbero fare una campagna spiegando che dopotutto non ci sono tutti questi rischi.
Ma logicamente queste campagne sono eccezioni e non aiutano i clienti a far distinzione tra una marca e l’altra.
Ed è proprio qui la magia del co-branding. Rende la percezione del tuo brand diversa.
Se sei il produttore di olio per motore e fai co-branding con la Ferrari, il tuo brand verrebbe percepito come di lusso, veloce, potente, performante, sportivo ecc…
Della serie, fammi vedere chi frequenti e ti dirò chi sei.
Il co-branding è naturale anche nella vita di tutti i giorni. Il tizio che vuole fare un selfie con un musicista famoso cerca di mostrare al mondo sé stesso da una luce diversa.
In associazione.
Famosa è la coppia Michael Jordan e Nike.
Per dirti come entrambi hanno avuto un beneficio da questa unione di brand Michael Jordan continua a guadagnare 100 milioni di dollari all’anno dalla vendità dei prodotti Air Jordan.
Non scegliere un brand che ti svaluti.
Se la Nike avesse scelto un giocatore di basket qualsiasi forse non avrebbe venduto nemmeno 10 paia.
Nessuno vuole vestire mediocre.
Per questo alcune personalità famose sono sempre attente dove vanno, chi frequentano o altro.
La percezione che ha la gente di loro determina il loro stipendio.
Il brand è solo un fatto di percezioni. Il valore è percezione.
Pensa che ci sono cose inutili dal punto di vista pratico come le opere d’arte, eppure vengono vendute per centinaia di milioni.
E cose assolutamente utili e pratiche vengono assolutamente snobbate.
Tutto il segreto è nella percezione appunto. Cosa percepisci nel tuo brand?
Parti dalla fine.
Fare co-branding può essere una scelta difficile, specialmente la prima volta.
Ma devi vedere il quadro generale e riuscire a comprendere il valore che ne può derivare.
Se è una buona campagna di co-branding può letteralmente trasformare la via della tua impresa.
Ci sono anche delle controindicazioni. Ad esempio creare troppa aspettativa.
Come dicevo, se abbini il tuo brand ad una leggenda di turno la gente vuole la stessa straordinarietà dal tuo prodotto.
Se la qualità desiderata è anche un minimo inferiore i clienti potrebbero protestare.
Proprio per il fatto che la loro aspettativa era troppo alta.
Se vuoi iniziare osserva prima nel tuo circondario. I tuoi attuali fornitori ad esempio.
Oppure i tuoi clienti.
Iniziare con qualcuno che già utilizza i tuoi prodotti o tu utilizzi i loro è più facile e meno problematico.
Soprattutto se la vostra relazione d’affari dura da molti anni.
Se sei etico, difficilmente terrai fornitori non-etici.
Ecco perché probabilmente il tuo macro-sistema include già i tuoi futuri partner.
Quando hai preso i tuoi impegni cerca di rispettarli. Anche se la prima volta sarà difficile perché è un territorio a te sconosciuto. Il trucco è di continuare il cammino oltre la propria comfort zone.
Un passo per volta fino alla conclusione del progetto.
Mancare gli impegni presi non solo ti farà perdere un partner prezioso ma probabilmente riceverai anche una pessima pubblicità.
Le notizie oggi corrono molto velocemente e solitamente si conoscono anche i più piccoli dettagli delle aziende.
Certo, non sto parlando di continuare con un partner rivelatosi disonesto o altro ma parlo di un contesto normale.
Insomma… senso comune che ogni tanto fa bene ricordare.
Non ti avventurare con il “facciamolo tanto per fare qualcosa”.
“Fare o non fare” come diceva uno molto basso tempo fa.
Se entrambi i brand cercando di risparmiare sul contributo il risultato finale sarà una schifezza.
I clienti si accorgono quando non ci credi.
Metti il tuo entusiasmo. Metti quella ciliegina sulla torta che fa la differenza in un mondo disilluso.
A chi non piace vedere bambini entusiasti? Non è contagioso il loro entusiasmo?
Purtroppo con l’età tendiamo a perdere questa curiosità verso il mondo. Indirizziamo la nostra attenzione e la nostra energia sui problemi invece che sulla coltivazione delle proprie passioni.
Per il 90% della popolazione adulta la vita è reazione.
Aspettano che gli eventi accadono per poi reagire ad essi. E si aspettano sempre eventi negativi.
E’ come entrare in metropolitana ogni giorno e aspettarsi che potrebbe arrivare un terrorista.
Invece bisogna dare la nostra energia alla curiosità, alla esplorazione, alla rivoluzione interna invece della reazione meccanica.
Ci sono infinite maniere per far crescere il proprio business. Il co-branding è una delle migliori e più intelligenti per farlo.
Se riesci ad impadronirti di questa strategia potrà sicuramente tornarti utile molte volte nel business.
Sia nel campo del business ma anche nelle vicissitudini della vita stessa.
I meccanismi sono sempre quelli. Gli americani lo chiamano co-branding ma può avere molti altri termini a seconda del contesto.
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