45: Quella volta in cui il buttafuori mi stava per ammazzare


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Note dal podcast

Transcript

Avevo 16 anni e fui mandato da mia madre a lavorare come cameriere in un villaggio turistico.
Lavoravo 14 ore al giorno e dormivo in una stanza con 4 altri miei colleghi camerieri. Tutti quanti minorenni.
Dopo la prima giornata di lavoro eravamo nella nostra stanza e con noi avevamo un po’ di birre per rendere piacevole la serata.
Si fece tardi ma noi eravamo ancora svegli. Tutti a letto e con le luci spente ridevamo a squarcia gola.
Ma eravamo parecchio chiassosi.
Ad una certa ora della notte sentimmo qualcuno che bussava sul muro della nostra stanza.
La cosa ci fece ridere e rispondemmo con altrettante battute sul muro. Con altri tanti colpi sul muro si.
Ad un certo punto sentimmo una botto tremendo. Come se qualcuno avesse colpito il muro con un martello. Il fatto ci fece un po’ preoccupare e così decidemmo di rispondere con gli insulti.
Dopo 30 secondi circa vidi la porta della nostra stanza letteralmente cadere giù.
La luce del corridoio illuminava il corpo di un uomo enorme, muscoloso oltre i limiti.
Il quale in un batter d’occhio salto sul letto di un mio collega è inizio a menarlo.
Per colpirlo con pugni e calci poi salto sul secondo letto e fece la stessa cosa. Poi sul terzo il quarto. Io ero nel quinto letto.
Un secondo prima che venisse da me, qualcuno accese le luci e tutti i volti vennero illuminati. Adesso ci stavamo guardando negli occhi ci guardammo direttamente negli occhi e in vita mia non avevo mai visto uno sguardo più spaventato di quello.Sembrava essere uscito da quel famoso quadro che mostra il volto terrorizzato di Ivan il Terribile quando realizza d’aver ucciso il figlio.
Sì l’espressione del buttafuori mostrava chiaramente che aveva realizzato. Il volto mostrava chiaramente che aveva compreso il terribile errore che aveva commesso.
Era entrato in una stanza e aveva picchiato quasi a morte quattro minorenni.
E questo significava letteralmente Game Over. Significava chiaramente galera.
Ma perché ho raccontato questa storia.
Perché la vita è dannatamente complessa e non va lasciata alle decisioni irrazionali.
Una delle frasi di Sun Tzu dice:  se conosci il nemico e te stesso la tua Vittoria è sicura, se conosci te stesso ma non il nemico le tue probabilità di vincere o perdere sono uguali, se non conosci il nemico e nemmeno te stesso soccomberai in ogni battaglia.


Ma nessuno di noi conosceva questa frase.
Nessuno di noi aveva avuto lezioni di vita su come affrontare episodi del genere.
Ma eravamo semplicemente dei minorenni che erano stati letteralmente lanciati in un nuovo territorio senza un’adeguata preparazione.
eravamo come degli ingenui Hobbit lanciati nella terra di mezzo.
Dall’ordine al caos senza una spiegazione. L’ordine è tutto ciò che conosci tutto ciò che e ‘ prevedibile mentre il caos sono tutte le restanti infinite opzioni.
I libri di psicologia ti potranno dire che per sviluppare il disturbo da stress post-traumatico devi prima essere un ingenuo e poi venire in contatto con il male.
Noi non conoscevamo noi stessi non conoscevamo gli altri non conoscevamo il nuovo territorio, non conoscevamo le regole del nuovo territorio, non conoscevamo i pericoli del nuovo territorio, non conoscevamo la morale, non conoscevamo le leggi, non conoscevamo pressoché niente.
Ma più ingenuo di noi era il buttafuori. Decisamente non conosceva se stesso, non sapeva come controllare se stesso, non conosceva il territorio, non sapeva minimamente che vicino a lui c’erano dei minorenni.
Non conosceva le leggi che avrebbero decretato la fine della sua carriera.
Soffriva di sindrome dall’uomo col martello, e cioè… se il tuo unico strumento è un martello ogni problema per te sarà un chiodo da battere.
Il suo unico strumento era la forza bruta, i muscoli. E trattava ogni problema come qualcosa da risolvere con i muscoli.
Un chiodo da battere con il martello.
Ma alla fine gli andò bene perché decidemmo di non denunciarlo e diventammo amici. Perciò aveva solo perso una battaglia ma non la guerra. Per lui non era ancora Game Over.
Ma che cosa alla fine significa conoscere sé stessi. Ovviamente la risposta è infinita. Immagina che tu domani mattina ti svegliassi in una stanza non tua e di non avere idea di come ci sei finito la. Niente ti risulta familiare e la domanda è… come ti comporteresti?
Quali sono le emozioni che proveresti?
Ti dico che non lo sai. In una condizione del genere vedresti una parte di te che non hai mai visto prima. Che non hai mai visto prima.
Perché questa condizione significa puro caos tutto ciò che tu credevi non esiste più, tutte le tue sicurezze non ci sono più e questo è lo stato naturale di un essere umano. Il caos e’ lo stato primario.
L’ordine invece viene costruito con l’esplorazione del territorio. più conosci il territorio più sarai calmo e rilassato.
Meno conosci e più sarai in preda alle emozioni primordiali come la paura e l’ansia.
Ciò che tu vedi non è ciò che tu potresti vedere. Il tuo potenziale e’ infinito. E quale modo migliore di vivere se non quello di scoprire ciò che in fondo sei.


“Divieni ciò che sei.” diceva Friedrich Nietzsche

Dino Gojanovic: è il fondatore del MKT Podcast. Solitamente lo trovi su Instagram.
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