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12 Bugie SEO alle quali probabilmente credi


Internet è un posto in cui si svolge la più grande battaglia dell’informazione al mondo.

Tutti possono dire la loro opinione su ogni argomento.

La dicono in anonimo, con uno nickname diverso per ogni social network, con un business alias, con il vero nome e via dicendo.

Purtroppo nel business avere l’informazione sbagliata può essere una tragedia.

Non è facile destreggiarsi però. Un notizia vera del 2009 potrebbe essere falsa oggigiorno dato il rapido cambiamento di tecnologia.

Come del resto una notizia vera odierna potrebbe rivelarsi col tempo sbagliata perché incompleta o troppo anticipatoria.

Ad esempio, molti blog non mettono mai la data di pubblicazione dell’articolo. Ti immagini cosa succederebbe se tu seguissi consigli SEO del 2009?

Altre bugie possono essere:

1. Le mie tecniche sono difficili da spiegare

Se la teoria della relatività può essere spiegata in termini semplici allora si può spiegare anche il SEO.

Il SEO non è una pratica impossibile che solo gli eletti sanno fare. Specialmente se si tratta di un piccolo siti web con poche pagine.

Maggiore è la grandezza del sito maggiore è la complessità. Ma è tutto assolutamente spiegabile.

Non mettere in pratica niente sul tuo sito se non hai capito a fondo di cosa si tratta. Meglio informarsi di più che cercare di riparare poi il vaso rotto.

2. Il contenuto duplicato va bene

L’originalità dell’opera ha sempre un valore maggiore sia che si tratta di opere d’arte come la Gioconda sia che si tratti di contenuti per il sito.

I motori di ricerca accettano i contenuti duplicati ma non li amano. Il che significa, se il tuo sito è fatto per lo più da contenuti duplicati è meglio che fai un riordino.

Nessun sito copione verrà indicizzato nelle prime posizioni.

Tutti i professionisti riutilizzano in qualche modo il proprio materiale ma non prima di averlo adeguatamente riordinato da sembrare unico.

Per intenderci, con il tuo articolo del blog puoi farci un’infografica, un ebook, una brochure e mille altre cose ma devi dargli ogni volta un’impronta unica.

Quando si inizia è difficile avere contenuti originali. Il principiante è sempre copione.

Il Giappone del dopo guerra ad esempio era considerato un paese copione dagli americani. Perché copiavano ogni cosa possibile dalle aziende americane. Era come l’attuale Cina.

Col tempo però diventarono talmente bravi nel creare le copie da far sfigurare persino gli originali. A quel punto decisero addirittura di superare il maestro innovando.

Il Giappone che oggi è tra i paesi più industrializzati al mondo è partito come copione.

3. Più pagine di contenti hai meglio è

Avere un sito ricco di contenuti è una buona cosa solo nel caso questi contenuti fosserò di qualità. Avere quintali di articoli con scarso valore non è meglio di avere un sito con solo 10 articoli ma di qualità.

Il valore logicamente è soggettivo. Puoi creare dei contenuti bellissimi ma che non siano in linea con la tua audience.

Essere rilevanti e coerenti conta nel mondo SEO.

4. Non devi comprare i links

Molti SEO raccomandano di non comprare i backlinks. Il web è però pieno di backlinks comprati che non vengono penalizzati. Ad esempio i banner sui siti sparsi per il mondo. Come fanno a non farsi penalizzare?

Acquistano i links solo da fonti sicure e affidabili e mettono l’attributo “nofollow”.

Non ricevono la spinta sulla SERP, in compenso ricevono traffico referral dal sito che li ospita.

Il che potrebbe essere un ottimo traffico targetizzato.

5. Ti invieremo il sito a 700 directories

Evita queste offerte d’altri tempi. Sia perché essere sulle directory generaliste non ti servirà per attirare i clienti, sia perché le directory non sono più una fonte di consultazione al giorno d’oggi.

Già 3 anni fa chi cercava un’azienda molto spesso usciva fuori in prima posizione su Google il risultato di una directory.

Sempre più spesso invece appare il sito come prima cosa, i vari profili social, notizie in genere sull’azienda e poi semmai qualche risultato da una directory.

Solitamente chi offre questi servizi non più utili fa parte dei networks con i quali Google combatte da anni.

Come si dice, sei la media delle persone che frequenti.

Le direcories pertinenti al tuo settore sono invece da considerare.

6. A/B testing può penalizzarti

Dato il fatto che Google Analytics ti offre la possibilità di fare A/B testing, mi sembrerebbe strano se poi dopo ti penalizzasse per il suo utilizzo.

Comunque, i motori di ricerca non eseguono il codice javascript, cioè la sostanza di cui sono fatti i test A/B.

Perciò Google e gli altri vedranno solo la tua pagina originale e non la variante.

Nel caso il tuo strumento per fare i test fosse server based (tipo PHP) è tutto un’altra storia. Informati prima.

Usa i strumenti come Optimizely o Visual Website Optimizer e non avrai problemi.

7. I tuoi migliori contenuti li devi pubblicare sul tuo sito

Se ti sei accorto di aver creato un piccolo capolavoro la cosa migliore da fare è trovare un posto molto frequentato dove pubblicarlo.

Se il tuo sito ha solo alcune migliaia di visite al mese il potenziale che hai creato sarà sprecato. Se lo pubblichi invece su di un sito con centinaia di migliaia di visitatori unici potresti ricevere una vera e propria esplosione di traffico e clienti.

8. Ti metto in prima posizione

Non puoi diventare Luciano Pavarotti in due giorni. Per ottenere la prima posizione bisogna meritarsela. Solo così sarà permanente e non sarai penalizzato.

Per Google lavorano quasi 50.000 cervelloni con 2/3 lauree ed hanno la strumentazione più moderna al mondo a loro disposizione.

C’è qualcuno veramente che ti promette la prima posizione cercando di ingannare Google?

Non si può ingannare Google almeno che la tua strategia non fosse quella di restare su internet solo 6 mesi.

Perché prima o poi arriverebbe un aggiornamento all’algoritmo e scoprirebbe l’inganno.

9. Hai bisogno solo del SEO

Nessun sito può sopravvivere di solo SEO. Sarebbe anche un inutile impuntarsi di volere a tutti i costi usare un solo strumento.

Se il tuo unico strumento è un martello allora ogni problemi sembrerà un chiodo da battere.

E non so quanto trattare i tuoi clienti come chiodi sia una buona cosa.

Cioè per dire che c’è uno strumento per ogni cosa e non puoi trattare tutto a martellate.

Ogni impresa su internet è obbligata dal rapido cambiamento della tecnologia ad essere flessibile. E’ improbabile che si gestisca l’azienda per anni sempre con gli stessi strumenti.

Anche gli alberghi più vecchi del mondo e che esistono da più di 1300 anni hanno capito che oggi non sopravviverebbero senza un sito web.

10. Più backlinks hai meglio è

Non è un fatto di quantità ma di qualità e rilevanza.

Avere 10.000 backlinks da siti irrilevanti ti fa solo capire che hai lavorato per niente.

I backlinks sono come dei ponti che collegano diverse realtà. Se fai un ponte tra la tua città e New York avrai una certa tipologia di traffico, se lo fai con Parigi ne hai un altro e se lo fai con il Vietnam ne hai un altro ancora.

Ogni backlink ti porta un traffico diverso.

Perciò se vendi prodotti di lusso non ha senso per te creare backlinks sui siti discount.

11. Se il tasso di rimbalzo è alto vieni penalizzato sul ranking

A questa c’ho creduto anche io per diverso tempo invece non sono mai riuscito a trovare una prova tangibile che fosse vera. Né guardando le mie analisi né quelle dei clienti né tantomeno leggendo qualche articolo che ne dimostrasse l’effettiva validità.

Dopotutto se tu vai in un bar ed esci in 15 minuti non significa che è un bar peggiore di quello in cui ci stai 50 minuti.
Magari nel primo bevi regolarmente solo un caffè ma nell’altro ti fai l’aperitivo.

Quindi la frequenza di rimbalzo non può garantire il valore della pagina.

12. I backlinks di poco valore possono penalizzarti il sito

Innanzitutto cerco di spiegare che cosa significa essere penalizzati da Google con un esempio.

Se tu dici a Google di essere la nuova promessa della musica rock e porti con te 300 amici che sostengono la stessa cosa.
Google ti crede ma cerca di valutare i tuoi amici. Chi sono? Sono credibili? Autorevoli? Personaggi noti?

Se i 300 non sono persone di valore allora ciò che tu sostieni ha poco valore.

Quindi i backlinks di poco valore non ti fanno penalizzare ma definiscono il tuo valore percepito da Google online.

Quando si dice che un sito è stato penalizzato, in realtà si intende che Google l’ha svalutato. Cioè se prima pensava che valesse 10 adesso pensa che vale 5.

Questa svalutazione fa perdere visibilità al sito sulla SERP con la conseguente perdita di traffico.

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Dino Gojanovic

Sull'autore: Dino è il titolare della MKT Factory ed esperto di Internet Marketing. Solitamente legge, scrive e ragiona. Seguilo su Instagram. - DIVENTA UN INSIDER: Iscriviti alla Newsletter

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Dino Gojanovic

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