I tempi sono cambiati.
Millenni fa se nascevi figlio di schiavi, restavi tale fino al resto della tua vita.
Nascere perciò in una buona famiglia era come vincere alla lotteria.
Nel corso dei secoli la società diventò più flessibile e la varietà di mestieri che uno poteva fare aumentò.
Per fare un esempio, nel medioevo c’erano all’incirca 500 mestieri diversi, oggi più di 500.000.
Con una buona ricerca puoi aspirare di trovare veramente il lavoro che ti rende totalmente felice.
Inoltre nascere in uno dei paesi europei è una grande fortuna. Sarebbe tutto diverso se tu fossi nato nello Zimbabwe o ancora peggio… nella Corea del Nord.
Il vero ostacolo perciò è solo di tipo culturale.
C’è ancora nell’aria la vecchia mentalità che il lavoro deve essere duro. Che bisogna sudare la pagnotta.
E probabilmente sei proprio in questa condizione.
Di continuo stress e di crescente responsabilità, quasi fossi un addetto della centrale nucleare di Fukushima.
Insomma, dove mai si è visto che bisogna per forza fare ciò che ami?
E’ per bambini.
Per fare ciò che mi piace fare ho bisogno di soldi. Senza soldi non c’è divertimento.
Probabilmente c’hai pensato tutta una vita. Forse non l’hai mai messo in dubbio.
Oppure qualcuno ha deciso per te.
Invece esiste un’altra realtà. Quella tra virgolette… proibita.
Quella che una parte del tuo cervello rifiuta categoricamente.
Quella parte che il tuo cervello non vuole ammettere. Che ti tiene bloccato, immobilizzato.
Che cerchi di nascondere perché strana anche per te.
Ma quella parte è fondamentale per sapere di più su te stesso. Quella è proprio la parte che dovresti tirare fuori.
Quella è la parte che ti renderà felice. Quella è la parte che ti farà giocare come un bambino.
Ed è la parte che ti rende unico. Che ti fa uscire fuori dalla massa.
Forse non è la parte che ti renderà ricco ma di sicuro sarà quella che ti renderà felice.
Quella è la tua creatività, che non conosce limiti. Che non è prevedibile e per questo ne hai paura.
Non ama stare alle regole. Ma in fondo la vita non ne ha. I limiti che vedi li hai creati tu.
Per questo siamo tutti un po’ morti dentro. Perché è come se guidassimo una Ferrari in prima e il freno a mano alzato.
Tutti che hanno paura di accellerare e sopratutto di prendere una strada diversa.
Il tuo vero potenziale non è nemmeno all’inizio. Ma non riuscirai a scoprirlo del tutto se lo nascondi. Se nascondi una parte fondamentale di te.
Non pensare che stando alle regole, seguendo la disciplina riuscirai a concretizzare qualcosa.
Forse diventerai qualcuno… ma sarai un qualcuno frustrato e malato.
Serve una nuova linfa vitale. Serve sempre un nuovo inizio quotidiano dove immergere i propri pensieri.
Hai bisogno di entrambi. Degli intelligenti e degli stupidi. Della felicità e dell’infelicità. Della malattia e della salute.
Cercare di sfuggire alla malattia ti renderà malato. Cercare di sfuggire alla stupidità di renderà stupido.
Perché il tuo atto di fuga rafforza l’oggetto della tua paura. E ti rende rigido. E perciò vulnerabile.
Non fuggire dagli stupidi. Impara da loro. Non fuggire dalla malattia, impara da essa. Non fuggire dalla tristezza, degustala.
Questo renderà colorata la tua vita da tutti i punti di vista. Sarai pieno. Pieno di vita.
Accettando la stupidità altrui, sarai più clemente con la tua. Accettando la malattia sarai meno stressato dei tuoi malanni.
Perciò non temere mai niente di male, come del resto non perseguire solo il bene.
Abbraccia la moltitudine e rompi le regole. Non essere fiscale, non essere gestionale, non perseguitare la perfezione.
Ricordati sempre che, più impari e più sarai consapevole di quanto eri stupido la settimana prima.
Siamo sempre stupidi, e resteremo tali. Non vedremo mai il nostro vero potenziale perché non possiamo raggiungerlo con la sola forza di volontà.
La società ti disse, trova un lavoro e persisti. Ed è come trovare un tipo di verdura da mangiare ed insistere a mangiarla finché un giorno non sarà di tuo gradimento.
Persisti ti dicevano. Un giorno sarai felice di questa verdura. Anche se oggi ti fa schifo.
No. Non è così.
Non c’è niente di nobile nel mangiare tutto una vita qualcosa di cui non si può sentire nemmeno l’odore.
Più passa il tempo e peggiore sarà la situazione. Rendendoti deluso dalla vita stessa.
Questo perché hai preferito una strada sicura, una strada raccomandata da altri invece di cercare la tua che forse non esisteva.
Possiamo però avvicinarci al nostro vero potenziale soltanto con la casualità. Cioè seguendo una strada che non sappiamo porti alla massima espressione di noi stessi.
La strada del gioco quindi. La strada del divertimento. La strada della curiosità. La strada della sperimentazione.
Logicamente non sappiano dove andremo a finire. Ma sicuramente sarà sempre più in alto della sola e arida forza di volontà.
Non hai bisogno di forza di volontà per giocare. Sei assolutamente ricettivo all’esperienza. Sei presente. Sei te stesso.
Non hai nemmeno paura di sbagliare. Nemmeno un pò. Anzi, sembra quasi che sbagliare ti rende ancora più divertito. Sembra quasi che più è difficile il percorso e maggiore è il divertimento.
Che gioia la vita vista così, vero?
Ecco. Questo è il modo in cui bisogna vivere e lavorare. Anzi, togliamo la parola lavorare. E’ tutto vivere.
Ogni cosa umana è vivere. Non separare lavoro, casa, famiglia. Ti puoi divertire ovunque.
E il divertimento non intendo battute da comici.
Chi impedisce ad un farmacista di divertirsi mentre lavora?
Si diverte mentre lavora oppure vorrebbe essere da altre parti?
Se non si diverte con ciò che fa allora ha bisogno della vecchia forza di volontà per svolgere il proprio compito. Ed è decisamente dura.
Talmente dura che tremerà dalla paura di sbagliare.
Talmente dura che una parte del suo cervello è fuori uso. E il suo apprendimento è congelato. E’ rigido.
Quando nasce, l’uomo è tenero e debole; quando muore, è duro e rigido (forte). I diecimila esseri, piante e alberi, durante la vita sono teneri e fragili; quando muoiono, sono secchi e appassiti. Perché ciò che è duro e rigido (forte) è servo della morte; ciò che è tenero e debole è servo della vita. – Lao Tzu
Fai la cosa. Fai quella cosa che tu sai.
Quella cosa che solo a pensarla ti viene da sorridere di gioia. Ah che meraviglia a farla tutti i giorni. Per tutta la vita.
Ok.
E’ giunto il momento dell’azione.
Mettiamo in pratica il tutto.
Ecco il piano:
1. Inizia con in mente la fine
Begin with the end in mind diceva Stephen Covey nel suo famoso libro 7 Habits of Highly Effective People
Ma non avevo mai capito appieno questa frase che sembrava così ovvia. C’era sempre qualcosa che mi sfuggiva.
Alla fine ho trovato cos’era in una frase di Capablanca. La verità mi colpì come se fosse un cazzotto di Mike Tyson.
Il grande campione di scacchi Capablanca diceva:
Per migliorare il tuo gioco devi studiare il finale prima di ogni altra cosa. Perché l’intermezzo e l’inizio si studiano in relazione al finale.
Intendeva, fai soprattutto pratica con quei pochi pezzi che solitamente rimangono alla fine del gioco, tipo, un cavallo ed un re contro il re.
Oppure un fante, un cavallo, la regina, il re contro due cavalli e il re e via dicendo.
Giocando solo il finale ti puoi accorgere di molte cose importanti.
Di quanto è importante arrivare riposati al finale. Di quanto è importante avere i pezzi posizionati con cura. Di quanto è importante conoscere l’avversario nei momenti di crisi.
Quindi begin with the end in mind non è inizia a giocare immaginando la sconfitta dell’avversario ma fai pratica con il finale da essere familiare in qualsiasi contesto.
Perché lo hai già vissuto.
Adesso considera quale è il finale per te. Nella tua attività. Quali sono per te quei momenti che precedono lo scacco matto?
Puoi ad esempio considerare la settimana prima della tua ultima ora.
Oppure prendi il momento prima di andare a letto. Come dovrebbe essere?
Un finale di giornata movimentato non è compatibile con i lavori che hanno la sveglia alle 05:00.
Decidendo quindi qual è il tuo finale, inizia subito a giocarlo. Inizia da subito a far pratica avendo in mente quel finale.
Fai che tutta la tua energia si concentri sul finale.
Questo funziona anche nel caso di un romanzo. Se vuoi scriverne uno, inizia dalla fine in mente.
Un’altra occasione bella che ricordo è quando qualcuno chiese a Richard Branson, il fondatore della Virgin, come potrebbe un giovane imprenditore diventare come lui.
Lui rispose “prima diventa miliardario e poi crea una compagnia aerea”.
Sembrava una battuta, in realtà ha senso.
Non è una persona normale che crea una compagnia aerea di successo ma solo chi ha una certa mentalità ci può riuscire.
Non puoi diventare un miliardario se non hai qualcosa di unico.
Prima crea la mentalità giusta e poi il resto verrà da sè.
Perciò cambia la tua mente. Diventa ciò che sei.
2. Una cosa al giorno
Adesso che conosci il finale, pensa ad un’azione che se ripetuta tutti i giorni ti porterà la dove vuoi arrivare.
Un’unica azione. Ad esempio leggere 3 pagine di un libro al giorno. Oppure scrivere 2000 parole al giorno.
Solo un’azione che dovrai fare non importa che cosa accade a questo mondo.
Conoscere una persona nuova al giorno. Imparare qualche parola di una lingua straniera al giorno.
Insomma, hai capito il concetto.
Pensa a questa azione da fare ogni giorno e che non può essere rimandata.
3. Misura il progresso
Misurare il progresso è l’unica maniera per rimanere focalizzati.
Se non misuri significa in qualche maniera che la cosa non è importante. E se non è importante allora probabilmente non la farai.
Il procrastinare è sempre presente se non tieni d’acconto le tue cose importanti.
Oggi ci sono molti modi per misurare il progresso. Con miliardi di app in circolazione non hai veramente scusanti.
4. Migliora il processo
Se sei un imprenditore, un artista o un innovatore, i tuoi clienti sono interessati al tuo prodotto finale.
Tu invece devi essere interessato al tuo processo e non al prodotto finale.
Il processo è ciò che ti rende grande e il tuo prodotto è il risultato finale del processo.
Se rimani focalizzato sulla perfezione del processo non dovrai mai più preoccuparti del prodotto.
E’ una conseguenza quella.
5. Spezza le catene
Ci sono quelle catene che tutti abbiamo e che pensiamo di dover per forza portare.
Le catene dei cattivi pensieri, delle cattive relazioni. Quei rapporti in cui la vicinanza è dannosa per entrambi ma che ci si ostina a tenere un rapporto legato.
La chiesa e la società ci hanno sempre fatto intendere che spezzare un rapporto è una forma di peccato. Un sacrilegio.
Che bisogna portare un rapporto iniziato fino alla fine.
Anche se questo genera infelicità e distruzione reciproca.
Io penso che bisogna spezzare le catene. Che bisogna cercare di portare a sè quelle persone con cui si sta bene.
E lasciar andare quelle con cui si sta male.
Siamo in 7 miliardi al mondo ed è un’idiozia frequentare persone che non ti amano o che non apprezzano la tua compagnia.
Se hai le gambe significa che ti puoi spostare.
Non perdere il tuo tempo cercando di cambiare gli altri.
Fai ciò che ti piace e vedrai che troverai chi ti amerà per questo.
CONCLUSIONE
Non siamo più nel medioevo. Oggi puoi scegliere un percorso che ti rende felice.
Devi semplicemente partire alla sua ricerca e mettere in azione alcuni passaggi essenziali.
Buona fortuna.